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Transizione 4.0: la prima volta di 36.000 imprese

05/09/2022

Per 1 impresa su 4 l’investimento possibile grazie ai fondi del Pnrr

Una recente indagine diffusa dal Centro Studi Tagliacarne e realizzata su un campione di 4.000 imprese manifatturiere rappresentative di un universo di quasi mezzo milione di aziende fa il punto sul rapporto tra impresa e transizione digitale. Sono 36.000 le imprese che prevedono di imboccare per la prima volta la strada della transizione 4.0 entro il 2024; di queste, una su quattro lo farà utilizzando le risorse del Pnrr.

Investimenti che ampliano le prospettive aziendali e che fanno guardare al futuro con ottimismo: già nel 2022, infatti, il 46% delle aziende che faranno la svolta prevede aumenti di fatturato (contro il 38% delle imprese che non investono nelle tecnologie abilitanti) e il 51% conta di essere più presente sui mercati esteri (contro il 31%).

In cosa in particolare andranno ad investire le aziende?
Big Data (31%), simulazione dei processi produttivi per ottimizzarne il funzionamento (28%), robotica (22%) sono i campi più gettonati. L’investimento trasversale sarà tuttavia quello sulle risorse umane: Il 70% del campione farà infatti leva sulla formazione per acquisire nuove competenze (contro il 51% delle imprese non digitali), mentre l’87% acquisirà nuovi lavoratori ad elevata specializzazione (contro il 68% delle non digitali).

Grazie ai nuovi investimenti nel prossimo triennio la quota di imprese cosiddette 4.0 salirà al al 40% sfiorando le 200 mila unità. Siamo ancora lontani dai livelli di una smart nation, ma non va dimenticato il punto di partenza. Ad oggi, infatti, solo il 32% delle imprese ha già investito in 4.0 mentre il 67% del campione (una quota che sale al 70% al Sud) risulta ancora ancorato a vecchie tecnologie, soprattutto nel comparto dei servizi.

Quali benefici possono aspettarsi le imprese che da qui a tre anni investiranno in 4.0?
2 imprese su 5 tra quelle che hanno già effettuato scelto questa strada hanno riscontrato un aumento della produttività delle risorse umane e dei processi produttivi (grazie a minori tempi di set-up, errori, fermi macchina, etc). Un’impresa su tre ha invece notato un aumento della velocità di produzione (passaggio più veloce dal prototipo alla produzione in serie) e della competitività facendo leva sull’Internet of Things. Proprio grazie all’aumento dei servizi alla clientela dovuto all’IoT, il 43% prevede di superare quest'anno i livelli produttivi pre-Covid contro il 24% delle imprese 4.0 che non hanno seguito questa strategia. Ma gli investimenti non bastano.

L’altra grande sfida è costituita dalle competenze delle risorse umane come ha sottolineato a commento del report anche Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne: “C’è una forte complementarietà tra investimenti in tecnologie 4.0 e la qualificazione delle risorse umane per aumentare il valore aggiunto dei prodotti, perciò il reperimento di profili professionali adeguati è un fattore strategico, ma anche critico. Oggi le imprese, infatti, denunciano difficoltà di trovare sul mercato più di un terzo delle figure ricercate con competenze 4.0”.